domenica 3 agosto 2014

La Donna di Cristina De Stefano

Cristina De Stefano
Oriana una donna
Rizzoli, 2013
301 pp.

Uno spirito intraprendente, caparbio, costantemente alla ricerca della verità, della provocazione, di quella sana irrequietezza che dà modo alla vita di procedere col maggiore entusiasmo possibile, uno spirito intrepido e coraggioso, selvaggio e austero come quello di Oriana Fallaci, ha una prima grande ossessione: il tempo. Il tempo della Storia, il tempo della realtà, il tempo che scorre inesorabile e che non basta mai, il tempo che scandisce le tappe di un'esistenza con la E maiuscola, quella di una donna che ha saputo fare della propria vita un'avventura emozionante e spericolata.
Attraverso le pagine limpide e appassionate di Cristina De Stefano possiamo recuperare il ritratto della Donna per eccellenza, colei che attirò i complimenti più sinceri, le critiche più spietate e le maledizioni più acerbe. Oriana, il cui nome tradisce già un livello culturale superiore, poiché i genitori, poveri ma appassionati di letteratura, lo scelgono pensando alla duchessa di Guermantes di Proust, fin da piccola fu educata dal padre Edoardo a non avere paura, di niente e di nessuno, mai. Questa primogenita crebbe, dice la De Stefano, come un soldato, e da sodato Oriana combattè tutta la vita, impugnando come arma letale il proprio carattere, la grinta che la contraddistinse e che le regalò la fama per cui si rese famosa in tutto il mondo. Se l'infanzia della Fallaci fu abitata soprattutto dal ricordo della durezza, nondimeno in età adulta Oriana farà sempre i conti con quel ghiaccio superficiale che rivestì le sue fragilità e le sue insicurezze. Perché prima ancora che scrittrice, giornalista e corrispondente di guerra, era un essere umano, e come tutti gli esseri umani guerreggiava quotidianamente con se stessa.
Se sbarcare all'Europeo fu la mossa chiave che le permise di farsi un nome a livelli internazionali, riuscì, audace e volitiva, a raggiungere l'obiettivo che si era prefissata in un tempo record, divenendo ben presto corrispondente politica. Ed è qui che nasce la vera Fallaci, la tagliente dama del giornalismo italiano, la Fallaci che non perdona, la Fallaci che provoca, che osa, che vuole sapere, la Fallaci che lotta e ottiene. Le sue interviste a Kissinger, Arafat, Golda Meir, Indira Gandhi, Ali Bhutto, passeranno alla storia e saranno pubblicate proprio nel volume "Intervista con la storia". Tra queste, una in particolare ci dà l'opportunità di inquadrare la grande donna che si cela - ma non troppo - dietro la graffiante giornalista: l'intervista a Khomeini, durante la quale Oriana, con un gesto di stizza, si toglierà il chador, il velo che indossano "le donne giovani e perbene", come ebbe a rimproverarle l'imam, infastidito dalle insistenti domande dell'intervistatrice sulla condizione femminile in Iran. Il giorno dopo, quando ripresero il colloquio interrotto bruscamente da Khomeini, Oriana, senza batter ciglio tornò all'attacco:"Ora, imam, riprendiamo da dove abbiamo lasciato ieri. Stavamo parlando del fatto che io sono una donna indecente..". 
Questa era Oriana. La stessa Oriana che affrontò la guerra del Vietnam e rischiò la vita, la stessa Oriana che soffrì terribilmente per amore e per i ripetuti aborti, la stessa Oriana di cui Indro Montanelli disse:"Se Oriana intervistasse Dio gli chiederebbe la carta d'identità. Se dovessi intervistare io la Fallaci non gliela chiederei, perché certe domande può farle solo la Fallaci".  
Alle prese con una personalità di ferro e fuoco, indaffarata a tenere sotto controllo una vita da guerriera e da militante convinta, la donna Oriana non si rivelerà, in questo libro, semplicemente un'artista della parola, nè sarà solo colei che, durante le interviste televisive, riuscirà a ribaltare i ruoli senza vergogna nè pudore, mettendo l'intervistatore in difficoltà di fronte alla razionale e logica aggressività di quello che lei definì il "sesso inutile". Perché Oriana è altro: è la mamma mancata della Lettera ad un bambino mai nato, è l'amante sofferente di un Uomo, Alekos Panagulis, è la malinconica figlia di Un cappello pieno di ciliegie. Oriana è immensa, infinita, inarrestabile. Eterna.
Con un piglio vivace e armonioso, un incedere elegante e garbato quanto basta, la De Stefano è riuscita nell'intento di donarci il ricordo di una toscanaccia indistruttibile, ripercorrendo tutta la sua storia, dalla nascita alla morte, ed utilizzando un linguaggio semplice e immediato, proprio come quello di Oriana. E la De Stefano, così come lo fu la Fallaci, è stata chiara a tutti, anche ai giovani, a quelli che sperano, a quelli che stanno per intraprendere la lotta con la vita, ai giovani sani, arrabbiati e tenaci. È un libro che insegna a volersi bene e allo stesso tempo insegna l'arte del sacrificio, insegna a coltivare l'entusiasmo e la voglia di investire in se stessi, per se stessi.
Una Donna che visse al galoppo e morì in piedi. 
"Sono alla fine, (...) e voglio morire a Firenze. Ed ora ci siamo. Ma morirò in piedi, come Emily Brontë".


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