giovedì 11 dicembre 2014

Intervista a Paolo Panzacchi, autore di "Dreamin' Vicious"

"Il vero punto è questo; quando passeggi per le vie dei tuoi giorni e incontri un filo rosso, lo raccogli attratto dal suo colore e dall'oggetto inconsueto in un insolito contesto, non sai che altri, divorati dalla curiosità come te, hanno compiuto lo stesso gesto, non sai che, con loro condividerai il tuo destino (...). In ogni caso tu sei il tuo pezzo di filo, senza speranza di ritorno".

Forse nella parte finale del libro, posta in chiusura, c'è l'essenza di tutto quello che Paolo Panzacchi ha voluto esprimere nel suo romanzo d'esordio, Dreamin' Vicious (Kolibris edizioni, 2014), un romanzo breve ed intenso, (come già specificato nella mia recensione al libro, che trovate andando su Sololibri.net al link http://www.sololibri.net/Dreamin-vicious-Paolo-Panzacchi.html ) dal forte sapore psicologico, con una netta prevalenza per la descrizione degli stati d'animo di chi abita il dolore di questo romanzo, piuttosto che per un'azione che, forse, risulterebbe fine a se stessa.
Abbiamo dialogato con il giovane autore per indagare meglio le intenzioni del romanzo e dello scrittore stesso, per cercare di sviscerare le motivazioni che lo hanno portato a descrivere, così magistralmente, se pure con una certa gradevole ed appagante leggerezza della forma, degli stati d'animo e delle emozioni tanto forti, quanto pericolosamente veri e, proprio per questo, fragili.
Per voi, l'intervista a Paolo Panzacchi.



INTERVISTA A PAOLO PANZACCHI, AUTORE DI DREAMIN' VICIOUS

Paolo Panzacchi, blogger e scrittore nato a Sassuolo nel 1984, ma ferrarese di adozione, fortemente legato alla sua terra e soprattutto alla città di Bologna, proprio dove è ambientato il suo primo romanzo, Dreamin' Vicious. La presenza della città all'interno del libro, infatti, è molto forte, tanto che Silvia Belcastro nella postfazione la definisce una sorta di "Samarcanda". Quanto è importante, dunque, per te, il legame con questa città che sembra essere la madre di chi vive principalmente di notte?

Il mio legame con Bologna è molto profondo. E' una città che sa sempre sorprenderti e che negli anni mi ha dato molto, sotto il profilo umano principalmente. Ho incontrato persone davvero speciali, non solo i bolognesi duri e puri, ma anche i tanti studenti fuorisede che da sempre la animano. Bologna è diversa a seconda di come la vivi, di come la guardi, di quando la vivi. Bologna di giorno è elegante, un po' retrò, quasi malinconica. Di notte sa essere veloce, ma anche fumosa e piena di mistero. Insomma, se sai giocare bene le tue carte non ti annoi mai.

Il libro, come ho detto anche nella recensione, è un "romanzo della Vita" in cui si intrecciano e si incastrano come i tasselli di un puzzle le vite di tre personaggi, ognuno alla ricerca di sé e alla rincorsa dell'altro, per potersi completare. Come è nata l'idea di questo romanzo che potrebbe anche essere definito come un romanzo sull'individuo e sul suo rapporto con la società? Quali sono le riflessioni di base che ti hanno portato ad elaborare un testo dallo sfondo così fortemente psicologico, in cui l'azione, quasi, sembra scomparire?

L'idea è nata durante un periodo di riflessione, di cambiamento. L'idea era quella di raccontare le vite di persone che si trovano costrette a prendere decisioni complesse in poco tempo, dovendo riuscire a mantenere una parvenza di equilibrio personale, operazione molto difficile, che ai personaggi del mio romanzo non sempre riesce. Ho voluto di proposito concedere poco spazio all'azione, che ritengo qualcosa di febbrile, rapido, che poco tempo lascia alla parola e molto a qualcosa di tangibile, come un gesto, un comportamento. Ho premuto molto l'acceleratore su ciò che precede l'azione, sul momento in cui i muscoli si contraggono, sull'idea dell'agire, sul come farlo e sul valutarne le implicazioni.

Veniamo ai singoli personaggi: Guglielmo, il protagonista maschile, è uno scrittore in cerca di ispirazione e che ha un problema non indifferente con l'alcool. Sembra abbracciare l'immagine classica dello scrittore maledetto, in un certo senso, salvo poi renderci conto, a mano a mano che si procede con la lettura, che lui è molto più vincente quando scrive, rispetto a quando vive. Quanto c'è di autobiografico nel personaggio di Guglielmo, nella sua debolezza, nella sua rabbia mal sfogata, ma, tuttavia, nella sua capacità di diventare quello che avrebbe voluto, uno scrittore?

Non posso trincerarmi dietro a una bugia. In Guglielmo c'è molto di me. Lui è un vincente solo quando scrive, mi piace questa tua visione, mi trova completamente d'accordo. Guglielmo riesce, tramite la scrittura, a isolarsi da ciò che lo fa soffrire, ad attutire il fastidioso rumore di fondo della vita e a poterne godere appieno, senza filtri né limiti. Per costruire il suo personaggio ho voluto indagare su una possibile vita che avrei potuto condurre, estremizzarla e giocarci un po' su. E' stata una bellissima avventura.

Elena ed Alba. Sono le due figure femminili che ruotano attorno alla vita di Guglielmo, seppure in modi e toni differenti. Elena, infatti, è un avvocato trentacinquenne che abbandonerà sia l'amante, Guglielmo, che il marito Riccardo, e cercherà di ricostruire una vita e se stessa lontano, a Parigi. Alba, invece, è un medico che non pensa tanto al proprio lavoro, quanto alla propria soddisfazione sessuale, che cerca sia con gli uomini che con le donne. Alba, tuttavia, resta un personaggio molto più definito, più sfaccettato rispetto ad Elena, che sembra essere leggermente lasciata sullo sfondo, tanto che alla fine Cat - il destino, la vita, la Fortuna - dirà proprio di Alba: "Quanto mi rende orgogliosa... Solo lei ha incarnato in pieno la voglia di toccare il fondo". Dunque, che personaggi sono Elena ed Alba? Come mai la scelta di soffermarsi così tanto su Alba? Cosa incarna realmente questa donna?

Elena è una donna piena di dubbi, che troppo spesso nella propria vita è stata vittima degli eventi e troppo poco protagonista delle proprie scelte. Procedendo con il romanzo assistiamo a una sua progressiva maturazione, sino al suo entrare in contatto con le paure che non aveva mai affrontato. Lo farà a modo suo, camminando sulle uova, con circospezione. Alba è senza dubbio un personaggio al quale sono molto legato. Dura, spigolosa, volgare ma non banale, sfrontata, esagerata. Una bomba. E' una donna coraggiosa, ci sarebbe bisogno di donne con la sua forza. Alba incarna la voglia di rivincita, di riscatto, di un genere di donna che non ha mai alzato la voce, che ha detto troppe volte sì. Una volta che la gabbia nella quale è confinata comincia ad arrugginire, lei decide che non è più il tempo di avere confini e accetta la sfida della vita, seppur comportandosi con foga eccessiva, con disinibizione, il tutto non esclusivamente per una volontà autodistruttiva o punitiva, anche per il non essere, purtroppo, avvezza alla libertà.

Silvia Belcastro, sempre nella postfazione al romanzo, dice che Dreamin' Vicious è un'opera che "si discosta lievemente dal gothic novel e assume invece il ritmo di una pièce teatrale". Quali sono gli elementi all'interno del libro, secondo te, che rientrano indubbiamente in questa categoria letteraria? E come mai questa scelta?

Silvia ha ben analizzato la costruzione del mio romanzo e ha evidenziato questa caratteristica, questa dimensione teatrale, che ho provato a dare a Dreamin' vicious. La scelta è dettata dal fatto che volevo rappresentare, quasi in modo statico, cristallizzandole, le vite di questi personaggi. I capitoli in cui faccio recitare monologhi ai protagonisti sicuramente rappresentano con maggior forza la categoria della pièce.

Ed ora vorrei chiederti qualcosa che possa essere anche di aiuto ai lettori, e soprattutto a coloro che vorrebbero iniziare a scoprire questo fantastico ed eclettico mondo della letteratura. Quali libri consiglieresti al pubblico di lettori? Quali sono i romanzi, i saggi, i testi che ti hanno formato e ai quali sei più legato?

Sono legato ad alcuni autori, più che a qualche testo in particolare. Amo molto Banana Yoshimoto, Yukio Mishima e in generale la letteratura giapponese. Edward Bunker, Charles Bukowski, ritenendoli unici nel loro genere, diretti e spietati nella scrittura, sicuramente da loro ho tratto molta ispirazione. Nel panorama letterario italiano amo molto il lavoro di Grazia Verasani, che ritengo un'autentica fuoriclasse. Dovessi consigliare, però, tre libri, consiglierei N.P. di Banana Yoshimoto, Tutto il freddo che ho preso di Grazia Verasani e L'igiene dell'assassino di Amélie Nothomb.

E un libro che consiglieresti a chi si approccia per la prima volta alla lettura?

Un libro che sicuramente consiglio è Il giovane Holden di Salinger: un romanzo potente, di grande impatto e che tutti, a mio parere, dovrebbe leggere.

Ringraziandoti per la disponibilità e la gentilezza, è d'obbligo chiederti: novità in arrivo? Cosa bolle in pentola, magari già per il prossimo anno? Hai intenzione di regalarci un altro romanzo sulla scia di Dreamin' Vicious o cambierai completamente genere?

Ci sono alcune  novità. Ho appena ultimato un romanzo di cui Dreamin' vicious è una sorta di prequel, quindi parlerò ancora di Guglielmo, Elena e Alba. Se tutto andrà come previsto l'anno prossimo sarà pubblicato. Inoltre sto lavorando a un romanzo noir molto particolare: la storia una famiglia industriale e sullo sfondo servizi segreti deviati e finanza internazionale. Ultimo, ma non ultimo, da Novembre è on line il mio sito www.paolopanzacchi.it sul quale potrete seguire tutte le mie iniziative e il mio blog "l'ultima stazione del mio treno".

                                        
                                         L'autore alla presentazione di Dreamin' Vicious alla libreria
                                         Feltrinelli di Ferrara