mercoledì 26 novembre 2014

Intervista a Stefano Bonazzi, autore di "A bocca chiusa"

"Avevo sei anni quando nonno le spezzò la mano.
Ero in salotto, seduto davanti al grande tavolo di legno. Tutto, a quell'eta, mi sembrava troppo grande".
È così che inizia il thriller di Stefano Bonazzi, scrittore esordiente che pubblica quest'anno il suo primo romanzo, A bocca chiusa, per la Newton Compton
Del libro, un geniale thriller a sfondo fortemente psicologico, in cui il dramma, l'ironia e il sarcasmo si mescolano sapientemente dando luogo ad un eccellente mix che incanterà il lettore, si è già parlato nella recensione apparsa su Ghigliottina.it (http://www.ghigliottina.it/2014/11/20/bocca-chiusa-stefano-bonazzi/) , ma per conoscere meglio l'autore ed avere un'idea più precisa del romanzo e dei motivi che hanno spinto Bonazzi a scriverlo, propongo qui di seguito l'intervista all'autore, con domande riguardanti la sua vocazione alla scrittura e la necessità di elaborare un testo tanto duro quanto intimamente drammatico, nella sua sorprendente bellezza.
 
 
 
 
INTERVISTA A STEFANO BONAZZI, AUTORE DI A BOCCA CHIUSA
 

Classe 1983, web master e grafico ferrarese, da oltre dieci anni realizzi fotografie e composizioni sul mondo dell'arte pop surrealista. Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro? Quale esigenza interiore? E soprattutto, come vivi, chiamiamola così, questa nuova esperienza di scrittore?
 
Essenzialmente rabbia. Venivo da un periodo di forte stress emotivo, cercavo un modo per incanalare tutto il nero che stavo accumulando dentro e la fotografia (la mia prima passione) non mi bastava più. Così ho pensato che, in quanto lettore dall'età di 7 anni, forse potevo dare un contributo ed al tempo stesso sfruttare le infinite potenzialità della parola, ancora oggi il media più potente e personale, a mio parere.
Ho usato la scrittura in modo catartico ed ha funzionato, perché vedo questo libro con una sorta di distacco e serenità. È una sensazione strana... un po' come farsi di acido, entrare in una visione e risvegliarsi dopo una settimana, completamente sobri e lucidi.
Vivo quest'esperienza con gli occhi di un esordiente: ogni presentazione è fonte di immense soddisfazioni, soprattutto per quello che mi regalano i lettori. Ogni volta che mi confronto con loro rimango affascinato dalla loro interpretazione attiva del romanzo. Un libro non si ferma mai con la parola "fine" del suo autore, ma vive ed evolve nella mente di ogni singolo lettore. Questo è fantastico, pura magia. 
 
Il romanzo, che forse definire semplicemente thriller è riduttivo, tocca tematiche molto importanti e anche scomode, in primis quella che riguarda la violenza, non solo psicologica, ma anche e soprattutto familiare. Come mai la scelta - coraggiosa - di affrontare temi tanto scottanti, specie al giorno d'oggi?
 
Certo, come romanzo d'esordio non è dei più convenzionali, e di questo ringrazio molto il mio editore, che ha creduto in questa storia senza costringermi ad operare interventi di taglio o modifiche (che avrebbero strizzato l'occhio ad una fetta più ampia di pubblico, ma anche snaturato il nocciolo primario del romanzo).
A bocca chiusa è una storia nera in cui gli spiragli di luce sono davvero minimi e centellinati. Sentivo il bisogno di rimodellare il mio cinismo, la mia visione disincanta di alcuni legami familiari e soprattutto il concetto d'incomunicabilità odierno. Se ci pensi bene, l'intero romanzo ruota proprio intorno a questo. I protagonisti fanno quello che fanno proprio perché, essenzialmente, non riescono a comunicare tra loro: il nonno non è in grado di trasmette ai familiari le sue angosce, la nonna si rifugia nel lavoro, la mamma del ragazzo è lei stessa una maschera di futili sorrisi, come il protagonista stesso che non riesce a far percepire a Luca i suoi sentimenti d'ammirazione e il suo bisogno d'affetto.
È come se tutti quanti fossero racchiusi in ampolle di vetro, ma incapaci di infrangerle. Personaggi statici, votati alla sconfitta. A molti lettori non è piaciuto quest'aspetto passivo del loro agire ma io, purtroppo, lo ritengo fin troppo reale e sempre più frequente. Il 90% dei casi di cronaca si basa su questo.
 
Quanto c'è di autobiografico in questo protagonista così particolare e certamente sopra le righe? Di certo, come specifichi nella dedica, i tuoi genitori non sono quelli descritti nel romanzo.
 
Certo che no, anzi, mi ritengo molto fortunato ad essere cresciuto tra un padre ed una madre che sono quanto di più attivo e responsabile un figlio possa mai desiderare. Di mio, nel protagonista c'è sicuramente la sua timidezza, che sta alla base di tutte le sue azioni e, spero, una parte della sua creatività. Anch'io come lui tendo spesso a rifugiarmi in mondi immaginari creati dalla mia fantasia e, come lui, tendo ad isolarmi e passare lunghi periodi in completa solitudine. 
 
"A volte è molto meglio limitarsi a comprendere la parte più semplice delle cose, continuare a tenere gli occhi fissi sulla strada e le mani sul volante, per evitare di sbandare e complicare tutto quanto: c'è il rischio di farsi veramente male".
Ma alla fine male, in questo romanzo, ci si fa davvero male, e tu, suppongo, non sei esente dal dolore che provano i tuoi personaggi. In che modo si riesce ad affrontare la loro sofferenza? E, riemergendone, si è gli stessi di prima?
 
Se scrivi con il cuore, vivi e provi sempre una parte di quello che sentono i tuoi protagonisti. Non c'è nulla di sadicamente perverso in quello che ho voluto far passare ad ognuno di loro, semplicemente ho cercato di creare una situazione iniziale di disagio provando, poi, ad immaginare come questa potesse evolversi e terminare se gli eventi avessero seguito la linea peggiore possibile. Non credo nel destino, essenzialmente non credo in nulla, se non nella capacità intrinseca in ognuno di noi di modellare da sé il proprio percorso. Loro l'hanno fatto in questo modo: fondamentalmente anche il rifiuto di prendere una decisione, o di compiere un'azione, è un'azione stessa.
 
Citando un altro passo del libro, si dice: "Questa è la vita, ragazzo: una lunga, interminabile, sequenza di pruriti lungo tutto il corpo. Passi una vita intera cercando di grattarli. Scrostare grumi di domande una sopra all'altra, come croste di una verità che non si rimargina mai". È davvero questa, la vita? Per te, lo è davvero?
 
Assolutamente no, questa è un'ipotesi di vita, la vita di chi si arrende, ma non lo dico con un'accezione negativa o critica. Ognuno di noi può scegliere come affrontare il proprio percorso, saremo noi stessi alla fine a giudicarci.
In genere non tendo ad assumere mai un parere di parte, io mi limito a restare dietro le quinte ed osservare in silenzio. Non voglio assumere un punto di vista superiore, perché io non sono nessuno per giudicare questi personaggi o qualsiasi altra vita. Se li ho descritti così, probabilmente, è perché in quel periodo non avrei potuto farlo in modi diversi. Anche oggi, in un momento di relativa serenità, mi accorgo di non essere in grado di scrivere storie comiche. Probabilmente non diventerò mai uno scrittore di satira, ma questo non vuol dire che io odi le persone o le immagini tutte come i protagonisti di questo romanzo. Sono circondato da gente meravigliosa e per questo mi ritengo privilegiato. Se scrivo "nero" è solo perché è una caratteristica del mio carattere, che accetto ed assecondo come tutti gli altri bisogni.
 
La figura della mamma parrucchiera, seppur assente, viene delineata in modo preciso e accurato: i sorrisi mentre parla in macchina con il figlio, l'attenzione che ripone ogni volta che immortala un attimo di vita con la sua macchina fotografica, il tatto e la sensibilità con i quali cerca di proteggere suo figlio dal mondo, mettendolo, però, proprio in mano al mondo e lasciandolo crescere così in fretta. Quanto è importante questo personaggio, fragile e di grande umanità, sebbene presente per poco, all'interno della storia e durante il processo di maturazione del bambino?
 
La madre è una figura positiva, ma anche debole. Soffre continuamente della sua situazione d'impotenza verso un mondo che la costringe a seguire delle regole (il lavoro, i debiti da saldare...) che la allontanano da suo figlio. Proprio per questo cerca di immortalarne ogni momento trascorso insieme. Anche in lei è presente una creatività sopita, un desiderio di rivalsa. Probabilmente, se non fosse sopraggiunta la malattia, sarebbe stata l'unica in grado di prendere una decisione.
 
Quando vengono descritte scene di grande violenza come quelle in cui il nonno "deruba" il nipote della lingua, o quando, alla fine (non riveliamo il finale, assolutamente, che a mio avviso è sorprendente e geniale) uno dei personaggi viene privato della vista con un gesto cruento, come quello dell'accecamento attraverso le dita della mano, che affondano nel liquido viscido dell'occhio, ebbene, quando ti approcci a queste descrizioni, si evince quasi una volontà di sottrarre al personaggio scelto, non tanto la vita, quanto la parte essenziale della stessa: la parola e la vista. Gesti così terrificanti, e allo stesso tempo inusuali ed essenziali, hanno un significato particolare?
 
La violenza in questo libro è qualcosa di molto “tattile”, viscerale, ha qualcosa di tribale. Prende consistenza e diventa un personaggio lei stessa. È una violenza vorace, che si nutre del contatto umano altrui, che, senza di essa, sarebbe completamente assente. È l'unico modo che hanno i personaggi per colmare le immense distanze che li separano, per infrangere le teche che li contengono, per farli sentire di nuovo vivi.
 
"Geniale, intelligente, arguto. Un debutto inaspettato" possiamo leggere sul retro copertina del romanzo. E difatti lo è. Di recente - sabato 15 novembre - presso la libreria Feltrinelli di Ferrara, hai presentato il tuo libro, insieme a Paolo Panzacchi, che ha parlato del suo Dreamin' vicious. Un successo meritato, dunque, e riconosciuto. Pensi quindi di regalarci a breve un nuovo romanzo, magari mantenendo la stessa linea drammatica? Progetti futuri?
 
Sto aspettando proprio in questi giorni una risposta dall'editore per il nuovo romanzo.
Posso comunque anticiparti che sarà qualcosa di profondamente diverso da A bocca chiusa. Tratterà temi a cui sono molto legato (la musica, l'arte e la fotografia) visti dagli occhi di personaggi ricchi d'insicurezze. Sarà una sorta di romanzo di formazione, una vicenda a cui sono molto legato e che in parte mi ha coinvolto.
L'occhio cinico e pessimista di A bocca chiusa resterà quello, ma sentivo il bisogno per un po' di tornare a raccontare di personaggi in cui potessi riconoscermi ed in parte affezionarmi. Come dico sempre, il vantaggio di non essere uno scrittore famoso è proprio quello di poter scrivere quello che senti dentro, senza vincoli temporali o senza sottostare alle regole del mercato. Certo, così non ci si va troppo avanti, magari non ci si campa neanche, ma quello è tutto un altro discorso.
 
Ultima domanda, che alimenta la curiosità dei lettori ed entra un po' nella sfera personale. Qual è stato per te - se ne hai avuto uno - il libro "di formazione"? C'è stato un testo che ha irrimediabilmente segnato la tua esperienza di lettore, e quindi anche di scrittore, e che ha parlato alla tua sensibilità di essere umano? Cosa consiglieresti al pubblico di lettori?
 
Uno su tutti, La strada di Cormac Mc Carty. Non è un classico, ma sicuramente lo diventerà presto. L'unico libro che ho riletto quattro volte con lo stesso entusiasmo della prima. Una storia ed uno stile minimali ma al tempo stesso “totale”, almeno per me.
 
 

lunedì 24 novembre 2014

Per chi si fosse perso l'ultima puntata

Per chi volesse qualche consiglio letterario, per chi fosse indeciso su quale libro leggere o su quale novità letteraria buttare l'occhio (e anche il portafogli), ecco qui un riepilogo delle mie recensioni apparse nell'ultimo mese circa su Ghigliottina.it, The Fielder.net e Sololibri.net.

... Buona lettura!

"Per quanti uomini la lettura d'un libro è stata l'inizio d'una nuova era della loro vita!"
(H. D. Thoreau)






GHIGLIOTTINA.IT :

- "A bocca chiusa" di Stefano Bonazzi (Newton Compton) , http://www.ghigliottina.it/2014/11/20/bocca-chiusa-stefano-bonazzi/

- "Strategie per arredare il vuoto" di Paolo Marino (Mondadori), http://www.ghigliottina.it/2014/11/17/strategie-per-arredare-vuoto-paolo-marino/

- "Splendido visto da qui" di Walter Fontana (Giunti), http://www.ghigliottina.it/2014/10/27/splendido-visto-walter-fontana/

- "Il giovane favoloso" film di Mario Martone, http://www.ghigliottina.it/2014/10/27/giovane-favoloso-mario-martone/

- "La storia vista dai fotoreporter" mostra fotografica di Cartacanta 2014 a Civitanova Marche Alta, http://www.ghigliottina.it/2014/10/24/storia-vista-dai-fotoreporter/

- "Quattro etti d'amore, grazie" di Chiara Gamberale (Mondadori), http://www.ghigliottina.it/2014/10/20/etti-damore-grazie-chiara-gamberale/

- "La voce degli uomini freddi" di Mauro Corona (Mondadori), http://www.ghigliottina.it/2014/10/06/voce-degli-uomini-freddi-mauro-corona/

- "Mandami tanta vita" di Paolo Di Paolo (Feltrinelli), http://www.ghigliottina.it/2014/09/30/mandami-tanta-vita-paolo-paolo/

- "Marguerite" di Sandra Petrignani (Neri Pozza), http://www.ghigliottina.it/2014/09/22/marguerite-di-sandra-petrignani/






SOLOLIBRI.NET :

- "Avrò cura di te" di Chiara Gamberale e Massimo Gramellini (Longanesi), http://www.sololibri.net/Avro-cura-di-te-Chiara-Gamberale.html

- "Una lacrima color turchese" di Mauro Corona (Mondadori), http://www.sololibri.net/Una-lacrima-color-turchese-Mauro.html

- "La paura del cielo" di Fleur Jaeggy (Adelphi), http://www.sololibri.net/La-paura-del-cielo-Fleur-Jaeggy.html

- "Un matrimonio in provincia" della Marchesa Colombi (Einaudi), http://www.sololibri.net/Un-matrimonio-in-provincia.html

- "L'eredità di Estzer" di Sandor Marai (Adelphi), http://www.sololibri.net/L-eredita-di-Eszter-Sandor-Marai.html

- "La mucca volante" di Paolo Di Paolo (Bompiani), http://www.sololibri.net/La-mucca-volante-Paolo-Di-Paolo.html

- "La morte difficile" di René Crevel (Einaudi), http://www.sololibri.net/La-morte-difficile-Rene-Crevel.html

- "Raccontami la notte in cui sono nato" di Paolo Di Paolo (Feltrinelli), http://www.sololibri.net/Raccontami-la-notte-in-cui-sono.html

- "Oblomov" di Ivan A. Goncarov (BUR), http://www.sololibri.net/Oblomov-Ivan-A-Goncarov.html

- "La vita tranquilla" di Marguerite Duras (Feltrinelli), http://www.sololibri.net/La-vita-tranquilla-Marguerite.html

- "L'accompagnatrice" di Nina Berberova (Feltrinelli), http://www.sololibri.net/L-accompagnatrice-Nina-Berberova.html

- "Il dolore di amare" di Giorgio De Rienzo (Marsilio), http://www.sololibri.net/Il-dolore-di-amare-Un-intera-vita.html

- "Il viaggio nel passato" di Stefan Zweig (Ibis edizioni), http://www.sololibri.net/Il-viaggio-nel-passato-Stefan.html

- Articolo sulla presentazione romana del libro "Arrivano i pagliacci" di Chiara Gamberale, http://www.sololibri.net/Chiara-Gamberale-presenta-a-Roma.html

- Articolo su "I volti del giovane favoloso" e le biografie scritte su Giacomo Leopardi (Citati, Chiarini, Damiani), http://www.sololibri.net/I-volti-de-Il-giovane-favoloso.html

- Articolo sulla mostra fotografica del Cartacanta Festival 2014 "Ondate rivoluzionarie", http://www.sololibri.net/Ondate-rivoluzionarie-i-manifesti.html

- Articolo su Mauro Corona ed il suo successo letterario, http://www.sololibri.net/Mauro-Corona-da-Aspro-e-dolce-a.html

- Articolo sul settimanale Pagina99 e la sua campagna abbonamenti cartacea, http://www.sololibri.net/Il-settimanale-Pagina99-rilancia.html

- Articolo su Chiara Gamberale e il terapeutico "fenomeno dei dieci minuti", http://www.sololibri.net/Chiara-Gamberale-e-il-terapeutico.html

- Articolo sulle "relazioni pericolose" tra Oriana Fallaci e Indro Montanelli, http://www.sololibri.net/Oriana-Fallaci-Indro-Montanelli.html

- Articolo sulla Zweig-mania e il ritorno dell'individuo, http://www.sololibri.net/La-Zweig-mania-e-il-ritorno-dell.html

- Articolo sul nuovo libro di Eleonora Marangoni e la nuova prospettiva di vedere un Proust a colori, http://www.sololibri.net/Proust-a-colori-una-prospettiva.html






THE FIELDER.NET :

- "L'innocente" di Gabriele D'Annunzio (Newton Compton), http://thefielder.net/12/11/2014/linnocente-di-gabriele-dannunzio/

- "L'altro" di R. Kapuscinski (Feltrinelli), http://thefielder.net/04/11/2014/laltro-di-ryszard-kapuscinski/

- "Storia di una caduta" di Stefan Zweig (Adelphi), http://thefielder.net/22/10/2014/stefan-zweig-storia-di-una-caduta/

"Pulizia di classe. Il massacro di Katyn" di V. Zaslavsky (ilMulino), http://thefielder.net/16/10/2014/pulizia-di-classe-il-massacro-di-katyn-narrato-da-zaslavsky/

- "Il mio cuore è più stanco della mia voce" di Oriana Fallaci (Rizzoli), http://thefielder.net/02/10/2014/il-mio-cuore-e-piu-stanco-della-mia-voce-oriana-in-cattedra/

- "Arrivano i pagliacci" di Chiara Gamberale (Mondadori), http://thefielder.net/22/09/2014/arrivano-i-pagliacci-chiara-gamberale-si-rivela-al-mondo/

- "Tutte le speranze. Montanelli raccontato da chi non c'era" di Paolo Di Paolo (Rizzoli), http://thefielder.net/08/09/2014/tutte-le-speranze-montanelli-secondo-paolo-di-paolo/

- "Oriana una donna" di Cristina De Stefano (Rizzoli), http://thefielder.net/01/09/2014/cristina-de-stefano-racconta-oriana-una-donna/

















































sabato 22 novembre 2014

Chiara Gamberale e Massimo Gramellini - "Avrò cura di te"

"Oscilli tra la nostalgia per ciò che hai smarrito e l'angoscia per quanto dovrai affrontare. L'unica emozione che fatichi a riconoscere è il coraggio: forse perché è legata al presente. Ma la mia missione, Giò, consiste proprio nell'aiutarti a vivere qui e ora".




Se volete regalarvi qualche momento di relax, ma senza abbandonare quel sano stato di incoscienza che vi permette di andare a fondo di voi stessi, leggete "Avrò cura di te" (Longanesi, 2014), il nuovo entusiasmante romanzo (forse a che un po' saggio) di Chiara Gamberale e Massimo Gramellini.

Potete farvi un'idea del libro leggendo la mi recensione su Sololibri.net:









venerdì 14 novembre 2014

Lettera con finale aperto - di Giulia Ciarapica

Non era pronta al tocco ruvido di quelle mani grandi, non aveva previsto quell'avvolgente sensazione di amore pervaderle il corpo, il petto, fino a stringerle le tempie, fino a farle sentire il cervello fluttuante e la testa leggera.
Era come vedersi dal di fuori: lui continuava a premere i palmi contro il dorso delle mani di lei, abbandonate ad una morsa di feroce tenerezza. 
Era una donna ormai, lo stava diventando, plasmata tra le dita di quell'amore maturo, appena nato. Era lei, sì, era lei, che stava cedendo all'atmosfera tutt'intorno. Era lei, sì, era lei, che apparecchiava nella mente visioni di velluto rosso, scaltre come un battito d'ali, mentre seguiva la danza cuore, che, come un sismografo, disegnava i volti del desiderio sul suo stomaco.  
La parola era superflua, eppure necessaria.
Non c'è un ricordo nitido che riesca ad accompagnarla fuori da sé, che le indichi la porta da cui poter uscire e dimenticare tutto. No, non c'è. Forse perché non c'è nulla da dimenticare, è tutto un magma viscoso, che resta attaccato alle dita, anche quando diventa secco. Forse perché è tutto impresso nella mente. Delle parole non rimane che il suono, degli sguardi i colori, dei profumi non si ha memoria se non della loro consistenza. 
Eppure quelle mani, ancora loro. Sempre. Quelle dita spietate che ancora le attraversano la carne, lacerandola sotto i colpi di un Perché senza risposta. La fragilità racchiusa in una stretta che chiedeva aiuto.
Quelle mani urlavano. Ed io, sorda, odo ancora e solo il suono di passi lontani.