lunedì 8 settembre 2014

René Crevel - "La morte difficile"

"Diane è mica così forte, perché lei esiste solo in funzione di me, solo riguardo alle ossessioni che pretende di guarire. Lo stesso bene che vuol farmi, la fonte è in me, mica in lei, dato che, se non m'avesse conosciuto, non saprebbe neanche cos'è. Bruggle invece mi piace per il solo fatto che c'è. La sua essenza mi rimane più chiusa d'una mandorla. Se pure gli obbedisco, disposto a tutte le sue voglie, potrebbe farmi a pezzi ma gli direi mica i miei segreti, la mandorla che Diane, per esempio, m'ha invece aperto di sua spontanea volontà. Ce le diamo, ci facciamo male. Niente, fra noi, che non sia una lotta."


Ed è così che René Crevel (1900-1935, morto suicida in una Parigi mondana e illuminata), scrittore maledetto legato al movimento dei surrealisti, dandy e personaggio della mondanità parigina, giovane omosessuale viziato e vizioso, facente parte di quella oleosa e marcia borghesia che ha sempre cercato di osteggiare - senza successo -, si racconta ne "La morte difficile", capolavoro semi sconosciuto, grumo di dolore ed inquietudine celato sotto il velo della dimenticanza.


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